Sono convinto che oggi dobbiamo essere tutti cittadini consapevoli del villaggio globale. Non possiamo farci “mangiare” da televisione, social media e Internet senza colpo ferire. Si può? Io sostengo di sì. Perché, come sempre, non è il vino a ubriacare l’uomo, ma l’uomo a ubriacarsi.
Era destino?
Sono nato a Torino nel 1963 e fin da giovanissimo, a partire dal 1983, ho iniziato a cimentarmi con la comunicazione, iniziando in una radio privata. Ho compiuto studi classici, ho una laurea in Scienze Politiche: con il professor Guido Neppi Modona, in Diritto penale comparato, ho approfondito le possibili tutele dei minori dalla violenza dell’immagine televisiva.
Sono giornalista.
Ho lavorato per oltre 18 anni a Il Sole 24 Ore, prima a Torino poi a Milano: fino a marzo 2018 sono stato nell’ufficio centrale, la caporedazione che coordina la fattura del quotidiano cartaceo e online. Mi occupo di economia reale da diversi anni; nel 2000 ho contribuito ad avviare l’edizione macroregionale “Il Sole 24 Ore NordOvest” – dedicata a Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta – di cui sono stato in seguito responsabile dal 2002 al 2011. Adesso dirigo Mondo Economico e scrivo soprattutto per la Repubblica. Curo anche una rubrica sulla piattaforma Torino Social Impact, dove cerco di raccontare che cosa è oggi l’impact economy.
Sono moderatore.
Sovente vengo invitato a moderare convegni e dibattiti sui temi dell’economia e non solo. Amo prepararli con attenzione e per tempo, rendendo queste occasioni – anche con l’ausilio di supporti multimediali – momenti di formazione, di dialogo approfondito e di ricerca. Il tempo è prezioso e anche due o tre ore debbono essere congegnate al meglio. Mi appassionano i nuovi linguaggi e cerco di studiarli.
Ho i miei valori.
Da anni – dopo averle seguite per l’Ansa, l’Avvenire e Raidue (ero nello staff della trasmissione «Pinocchio» condotta da Gad Lerner nella stagione 1998-1999) – approfondisco anche le questioni legate alla ricerca di spiritualità, al confronto tra chi crede e non crede, al dialogo fra le religioni. Ne ho scritto anche su riviste e testate specializzate. Dal 2013 sono membro del Consiglio di disciplina dell’Ordine dei giornalisti del Piemonte. Faccio parte del Comitato scientifico del Centro studi e ricerche sul giornalismo Gino Pestelli. Non ho fatto il militare: ho svolto venti mesi di servizio civile con la Caritas italiana.
Ho scritto dei libri.
Per Piemme (Gruppo Mondadori) ho firmato La Bibbia dei non credenti (2002), C’è posta per Dio (2005) e L’oppio dei popoli (2009), volumi collettivi e laboratori virtuali di dialogo con oltre un centinaio di filosofi, politici, personaggi della cronaca e dello spettacolo di differente estrazione. Sempre per le Edizioni Piemme, nel 2006 ho pubblicato il racconto La cena dei potenti. Quando Jahvè, Dio e Allah si incontrarono e, nel 2011, Un eremo è il cuore del mondo, reportage tra gli ultimi “custodi del silenzio”. Francesco e noi. I grandi protagonisti del nostro tempo raccontano il Papa più amato e discusso (Piemme, Milano, 2017), raccoglie le opinioni di accademici, intellettuali, artisti, sportivi, rappresentanti di diverse religioni, sia italiani sia stranieri. Italia Felix, una conversazione con Andrea Illy (Piemme, Milano, 2018), otto mesi di conversazioni fitte e serrate – con l’imprenditore del caffè – sull’economia, la finanza, il ruolo delle imprese e della politica, parlando di giovani, anziani e millennials. Un mio libro, La Bibbia dei non credenti (Piemme, Milano, 2018), riassume un’idea semplice: ho chiesto a oltre cinquanta personaggi pubblici (intellettuali, manager, imprenditori, scrittori, artisti, economisti, politici, anche ex terroristi) ritenuti lontani – o apparentemente tali – dalla fede di commentare un brano dell’Antico o del Nuovo Testamento rimasto loro impresso nella memoria. Ma sto lavorando ad altri progetti.
Una economia diversa è possibile?
Negli ultimi anni ho approfondito e studiato l’economia civile. Da poco è in libreria un volume che mi ha appassionato: Meno è di più. Le regole monastiche di Francesco e Benedetto per ridare anima all’economia, alla finanza, all’impresa e al lavoro (Ets, Milano, 2020). Cerco di capire se è possibile immaginare una economia diversa, che fa vivere e non uccide, che umanizza e non disumanizza, che si prende cura del creato e non lo depreda. Ho scritto anche di aziende radicate tra la gente perché erogano servizi essenziali: Iren: dieci anni sul territorio, un cammino appena avviato, in Stefano Musso (a cura di), Iren: protagonista della storia industriale italiana. Dal primo Novecento a oggi (Celid, Torino, 2019).
Dal 2019 insegno “Comunicazione economica e finanziaria” allo Ied (Istituto Europeo di Design): una straordinaria occasione per mettermi a confronto con giovani universitari impegnati in una laurea triennale e prossimi a impegnarsi nel mondo della comunicazione e del marketing.
Racconto la storia e le storie.
Nel 2017 ho curato cinque video per la Fondazione Agnelli di Torino che ripercorrono in primi cinquant’anni della sua vita, mettendo in relazione i tanti progetti di ricerca della Fondazione con la storia economica e politica dal 1967 ai giorni nostri. Mi piace raccontare le storie, le vicende delle relazioni tra persone (oggi si usa il termine “story telling”), perché lì sta “il cuore del mondo”. E questo cerco di fare nella mia vita professionale. Anche sperimentando una via nuova come il brand journalism, con il videomagazine di informazione Telt at work sulla nuova linea ferroviaria ad alta capacità tra Torino e Lione, di cui sono coordinatore editoriale.
Sono felice.
Sono sposato con Maddalena dal 1990. La amo molto. Abbiamo quattro figli: Federica (classe 1999), Ludovica (1996), Eleonora (1993) e Alessandro (1991). Per questo mi interesso anche alle questioni educative e familiari, di cui ho scritto a lungo nel blog «Quoziente familiare» pubblicato sul sito de Il Sole 24 Ore e i cui post sono confluiti qui. Ascoltare la musica e leggere, quando posso, mi rende ulteriormente felice.
E sono social. Almeno, ci provo.
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