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Io, Francesco

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Francesco Antonioli

Sono convinto che oggi dobbiamo essere tutti cittadini consapevoli del villaggio globale. Non possiamo farci “mangiare” da televisione, social media e Internet senza colpo ferire.

Si può? Io sostengo di sì. Perché, come sempre, non è il vino a ubriacare l’uomo, ma l’uomo a ubriacarsi.

© credit ANDREA GUERMANI

Qualcosa su di me

Sono nato a Torino nel 1963 e fin da giovanissimo, a partire dal 1983, ho iniziato a cimentarmi con la comunicazione, iniziando in una radio privata subalpina, Radio Proposta-Incontri, storica fucina di giornalisti ben più bravi e famosi di me. Ho compiuto studi classici, ho una laurea in Scienze Politiche: con il professor Guido Neppi Modona (Diritto penale comparato) ho approfondito le possibili tutele dei minori dalla violenza dell’immagine televisiva.

Sono giornalista

Ho lavorato per oltre 18 anni a «Il Sole 24 Ore», prima a Torino poi a Milano: fino a marzo 2018 sono stato nell’ufficio centrale, la caporedazione che coordina la fattura del quotidiano cartaceo e online. Mi occupo di economia reale da diversi anni; nel 2000 ho contribuito ad avviare l’edizione macroregionale «Il Sole 24 Ore NordOvest» – dedicata a Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta – di cui sono stato in seguito responsabile dal 2002 al 2011. Ho diretto Mondo Economico dal 2020 al 2023 e scrivo soprattutto per il Gruppo Gedi («la Repubblica» e «La Stampa»). Curo anche rubriche online sulla piattaforma Torino Social Impact, dove cerco di raccontare che cosa è oggi l’impact economy. Sono iscritto all’Albo dei giornalisti dal 1985 e sono diventato professionista – dopo l’esame di Stato – nel 1994.

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Modero

Sovente vengo invitato a moderare convegni e dibattiti sui temi dell’economia e non solo. Amo prepararli con attenzione e per tempo, rendendo queste occasioni – anche con l’ausilio di supporti multimediali – momenti di formazione, di dialogo approfondito e di ricerca. Il tempo è prezioso e anche due o tre ore debbono essere congegnate al meglio. Mi appassionano i nuovi linguaggi e cerco di studiarli.

Ho i miei valori

Da anni – dopo averle seguite per «Ansa», «Avvenire» e «Raidue» (ero nel team della trasmissione «Pinocchio» condotta da Gad Lerner nella stagione 1998-1999) – approfondisco le questioni legate alla ricerca di spiritualità, al confronto tra chi crede e non crede, al dialogo fra le religioni. Ne ho scritto anche su riviste e testate specializzate. Sono cristiano e cattolico border line, molto critico, ma sereno. Credo nell’etica e nel senso civico. Dal 2013 sono membro del Consiglio di disciplina dell’Ordine dei giornalisti del Piemonte su nomina del Tribunale. Faccio parte del Comitato scientifico del Centro studi e ricerche sul giornalismo Gino Pestelli.

Non ho fatto il militare: ho svolto venti mesi di servizio civile con la Caritas italiana pensando che fosse più utile impegnare così il tempo della leva obbligatoria.

Penso che la rovina del giornalismo (e dei comunicatori in genere) siano la spocchia, l’arroganza e l’egocentrismo patologico, malattie molto diffuse. Per questo coltivo l’autoironia e il sense of humour.

 

Scrivo libri

Nel 2024 stanno per essere pubblicati due volumi cui tengo molto, frutto di ricerca e di passione. «Progetto NordOvest. Milano, Torino, Genova e il futuro dell’industria italiana» (Luiss University Press) e «La banca dei valori. Dai monti di pietà a Intesa Sanpaolo» (Leo Olschki Editore). Ve ne parlerò non appena saranno approdati in libreria.

Il 2021 è stato l’anno di «My school is my family. La storia dell’International School of Turin: da Torino uno sguardo educativo che ha saputo aprirsi al mondo» (Effatà Edtrice), che ha anche una versione in inglese. Nel 2022, insieme alla biblista Laura Verrani, ho scritto a quattro mani «Lo scisma emerso. Conflitti, lacerazioni e silenzi nella Chiesa del terzo millennio» (TS Edizioni), un’indagine sofferta a partire da alcuni brutti casi di cronaca che hanno riguardato dei sacerdoti torinesi molto disinvolti nell’accalappiare “vocazioni”.

«Francesco e noi. I grandi protagonisti del nostro tempo raccontano il Papa più amato e discusso» (Piemme, Milano, 2017), raccoglie invece le opinioni di accademici, intellettuali, artisti, sportivi, rappresentanti di diverse religioni, sia italiani sia stranieri. «Italia Felix, una conversazione con Andrea Illy» (Piemme, Milano, 2018) è il risultato di otto mesi di conversazioni fitte e serrate con l’imprenditore del caffè sull’economia, la finanza, il ruolo delle imprese e della politica, parlando di giovani, anziani e millennials.

Per Piemme (Gruppo Mondadori) avevo firmato anche «La Bibbia dei non credenti» (2002 e 2018), «C’è posta per Dio» (2005) e «L’oppio dei popoli» (2009), volumi collettivi e laboratori virtuali di dialogo con oltre un centinaio di filosofi, politici, personaggi della cronaca e dello spettacolo di differente estrazione. Sempre per Piemme, nel 2006 provai anche la strada del racconto con «La cena dei potenti. Quando Jahvè, Dio e Allah si incontrarono». Nel 2011 fu la volta di «Un eremo è il cuore del mondo, reportage tra gli ultimi “custodi del silenzio”».

Sto lavorando ad altri progetti, vi terrò aggiornati.

Una economia diversa

Negli ultimi anni ho approfondito e studiato l’economia civile. C’è un volume pubblicato nel periodo del Covid che mi ha entusiasmato: «Meno è di più. Le regole monastiche di Francesco e Benedetto per ridare anima all’economia, alla finanza, all’impresa e al lavoro» (Ets, Milano, 2020). Cerco di capire se è possibile immaginare una economia diversa, che fa vivere e non uccide, che umanizza e non disumanizza, che si prende cura del creato e non lo depreda. Ho scritto anche di aziende radicate tra la gente perché erogano servizi essenziali: «Iren: dieci anni sul territorio, un cammino appena avviato», in Stefano Musso (a cura di), «Iren: protagonista della storia industriale italiana. Dal primo Novecento a oggi» (Celid, Torino, 2019).

Tra università e relazioni istituzionali

Dal 2019 tengo un corso “Comunicazione economica e finanziaria” allo IED (Istituto Europeo di Design): una straordinaria occasione per mettermi a confronto con giovani universitari impegnati in una laurea triennale e prossimi a impegnarsi nel mondo della comunicazione e del marketing. Dall’anno accademico 2024-2025 insegnerò “Storia del giornalismo” e “Sociologia dei media” a Iusto Rebaudengo, al corso triennale universitario che prepara in Relazioni pubbliche e Comunicazione. Sono consulente di direzione – in comunicazione e relazioni istituzionali – del Gruppo Editoriale San Paolo con la media agency Mediacor.

Racconto la storia e le storie

Ho lavorato in questi mesi a un documentario che ricostruisce la vicenda umana e imprenditoriale di Giovanni Cottino, un imprenditore sui generis. Verrà presentato nell’ottobre 2024. Curo il format «Benchmark» per Torino Social Impact. Nel 2017 ho preparato cinque video per la Fondazione Agnelli di Torino che ripercorrono in primi cinquant’anni della sua vita, mettendo in relazione i tanti progetti di ricerca della Fondazione con la storia economica e politica dell’Italia dal 1967 ai giorni nostri.

Mi piace raccontare le storie, le vicende delle relazioni tra persone (oggi si usa il termine “story telling”), perché lì sta “il cuore del mondo”. E questo cerco di fare nella mia vita professionale. Anche sperimentando vie nuove.

La famiglia al centro

Sono sposato con Maddalena dal 1990. Abbiamo quattro figli: Federica (classe 1999), Ludovica (1996), Eleonora (1993) e Alessandro (1991), sposato con Chiara (1993). Per questo mi interesso anche alle questioni educative e familiari, di cui ho scritto a lungo nel blog «Quoziente familiare» pubblicato sul sito de «Il Sole 24 Ore» e i cui post sono confluiti qui. Ascoltare la musica e leggere, quando posso, mi rende ulteriormente felice.

Boomer e un po’ social. Almeno, ci provo.

Mi potete seguire anche su Twitter, su Facebook, su Instagram e su Linkedin.

 

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© credit ANDREA GUERMANI