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Il delitto Matteotti, un podcast per non dimenticare

15 Luglio 2024

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Il delitto Matteotti, un podcast per non dimenticare. Cento anni fa Giacomo Matteotti, deputato socialista, venne assassinato con ferocia. Mandante morale e materiale l’allora presidente del Consiglio Benito Mussolini, insediato al Governo dopo la marcia su Roma dell’ottobre 1922 per codardia accondiscendente dei Savoia. Il fascismo non poteva tollerare un’opposizione severa e puntigliosa come quella che stava interpretando il parlamentare contro la dittatura che si stava radicando in Italia. Accadde tutto il 10 giugno 1924, quando verso le 16,30, mentre stava recandosi a Montecitorio cinque uomini lo caricano a forza su una lancia lambda modello limousine. Il cadavere di Matteotti (morto a 39 anni, perché nato il 22 maggio 1885 a Fratta Polesine, in provincia di Rovigo) sarà ritrovato soltanto due mesi dopo l’assassinio, il 16 agosto.

L’appassionato uomo politico apostrofò così i suoi sicari: «Uccidete pure me, ma l’idea che è in me non l’ucciderete mai».

Il delitto Matteotti, un podcast per non dimenticare.

Proprio cento anni fa, in questo periodo, si consumavano gli scambi di accuse e il finto rigore con cui vennero catturati i membri della squadraccia che lo massacrò. Sapevano tutti com’era andata a finire. Viaggio molto in auto, ultimamente; ho ascoltato con attenzione e gusto il podcast «Dieci giugno. Il delitto Matteotti», scritto da Chiara Alessi con Matteo Arrigoni. Sono sei puntate che raccontano «i giorni e gli anni che precedettero l’omicidio, l’instaurarsi della dittatura fascista, gli esecutori materiali, i mandanti morali, e gli atti del processo farsa che seguì, per cercare di ricostruire il ruolo del deputato socialista nella storia politica italiana, dentro e fuori dal Parlamento».

Il podcast, ben costruito, preciso, è una produzione di Storielibere ed è stato realizzato con il patrocinio del Comitato Provinciale Polesano per le celebrazioni del Centenario della morte di Giacomo Matteotti. Suggerisco vivamente di ascoltarlo. Ci restituisce bene la figura di un uomo retto, martire per la democrazia e il dialogo. È un buon strumento per non perdere la memoria, anzi per crearla, visto che oggi si tende a dimenticare con una certa disinvoltura. Può essere un modo con cui ravvivare la coscienza civile e l’educazione civica. Con giovani e meno giovani.