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Esiste un’Italia felix e io l’ho vista. Cari governanti, non riuscirete a distruggere il nostro Paese

6 Febbraio 2019

Ho parlato di Italia felix, il libro che ho scritto con Andrea Illy, alla Winter School della Fondazione Lucia Guderzo. L’iniziativa è stata promossa sopra Trento, in alta val di Non, dall’imprenditore veneto Davide Cervellin. Nato nel 1958 ad Asolo, è cieco da quando aveva sedici anni a causa di una retinite pigmentosa. Ma è un formidabile visionario e sono grato all’amica e collega Maria Luisa Colledani che mi ha messo in contatto con lui.

Italia felix e graffi dell’anima

Ho incontrato ragazzi ipovedenti e ciechi, i loro genitori, i loro amici, i dipendenti della Tiflosystem. Questa azienda è stata fondata da Cervellin più di trent’anni fa ed è ora una eccellenza del made in Italy nel campo degli ausili per chi non vede: macchine per la lettura, smartphone e tablet braille per telefonare e navigare sul web, domotica. Ho parlato di Italia felix e di felicità, di come possiamo tutti migliorare il nostro Paese.

Davide è inarrestabile e coinvolgente. Ha scritto libri. Per esempio, ma non solo: “Quando un cieco vede oltre. Come i diversi possono essere utili” (Marsilio, 2001) e “Disabili. Come trasformare un limite in una opportunità” (Marsilio, 2003) e “I graffi dell’anima” (Edizioni Fondazione Lucia Guderzo, 2017). Una sorta di preghiera laica, una scrittura sciolta e coinvolgente, firmata da un uomo poliedrico e appassionato della vita.

Una storia intensa

Il quartier generale della Tiflosystem si trova a Piombino Dese, nel Padovano. Davide era programmatore alle Generali, ma si è licenziato a metà anni 80. Già come presidente dell’Unione italiana ciechi a Treviso si era dimostrato “pirotecnico”, creando un centro informatizzato di stampa in braille. Fu un guizzo creativo studiato dal suo amico ingegnere Enzo Talamini, con il quale mette in piedi l’azienda: sistemi per i ciechi (tiflos, in greco). Al suo fianco la moglie Lucia Guderzo e poi i quattro figli, Daisy, Luis, Erica e Alessandra. Da allora un crescendo di fatturato in Italia e all’estero e di dipendenti, ora circa una decina.

Lucia, purtroppo, è scomparsa prematuramente nel 2011. L’anno dopo Davide ha subito creato una Fondazione intitolata a suo nome, che organizza – tra le tante cose – Summer e Winter School per renderli più autonomi e indipendenti. Hanno un sogno, realizzare un college permanente – ora che non si insegna più il braille a scuola – per poterli formare al meglio, investire sul loro futuro e sui ragazzi con i migliori talenti.

La vista sul futuro

Sì, ho visto e ho incontrato una Italia felix, bella. Intanto perché Davide Cervellin guarda lontano. Ha anche messo in piedi “una fattoria dei sensi” chiamata “Toccare il cielo” sui Colli Euganei dove lavorano i suoi figli (Daisy, in particolare, segue anche molto la Fondazione). Ho visto un altro imprenditore veneto, Loreno Michielin, uno dei soci di “32 Via dei birrai”, sgambare nella neve per portare il suo contributo a quei ragazzi e a quei genitori (le bottiglie della sua ottima birra sono in braille al tatto e tre centesimi per ogni bottiglia venduta in Italia e nel mondo finiscono alla Fondazione Guderzo). Ho visto una famiglia di imprenditori alberghieri, i Nesler che gestiscono il complesso Il Falchetto a Sarnonico mettere a disposizione l’intera struttura (splendida, in un bosco innevato), con tanto di cucina, per consentire laboratori creativi e quant’altro.

Ho visto ragazzi non vedenti raccontare di essere felici quando possono correre in un luogo protetto (un prato, una spiaggia), illuminarsi ed emozionarsi quando sono valorizzati. Ho letto e riletto alcuni passaggi di un libro di Davide, dove annota: «Passando gli anni, viaggiando nei continenti, esplorando i sentimenti, mi avvicino a passi svelti alla vecchiaia, in una metamorfosi del mio corpo e della mia anima, che tuttavia non mi fa perdere la felicità per essere nato».

Ho incontrato un falegname, papà di un ragazzo non vedente, che in privato mi bisbiglia: «Avete ragione a parlare di Italia felix, lei e Illy. Bisogna partire da noi. Io so che debbo far funzionare al meglio la mia falegnameria, ma non mi metterei mai a combinare pasticci in qualcosa che non so fare. Oggi la rovina arriva da chi è ignorante e pretende di insegnare agli altri».

Questa è una Italia felix, bella. Ecco, cari governanti smandrappati, ne sono ancora più convinto: non riuscirete a distruggere il nostro Paese.

Chi desiderasse sapere qualcosa di più sulla Fondazione Lucia Guderzo può cliccare qui.