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L’alleanza dimenticata tra genitori e insegnanti

13 Febbraio 2016

La scorsa settimana mi è capitato di occuparmi di dispersione scolastica. Ho scritto di un progetto-pilota firmato Save The Children – «Fuoriclasse» – ben monitorato dalla Fondazione Giovanni Agnelli in termini di efficacia ed efficienza. Mi ha colpito come uno dei punti cardini sia la “ricostruzione” dei rapporti tra genitori, insegnanti e ragazzi. Si tratta di interventi specifici in zone disagiate di grandi città (Torino, Milano, Napoli, Bari), e in paesi del Sud (Crotone, Scalea).

Tuttavia, la questione è cruciale a prescindere. Per tutti noi. Negli anni Sessanta la mia generazione finiva a letto senza cena se prendeva una nota o se osava criticare la prof, per quando acidula, severissima e magari ingiusta. Non che questo provasse l’esistenza di un “patto educativo” con la scuola, ma – se non altro – c’era rispetto. Oggi, molti genitori fragili danno ragione senza esitazioni al figlio mezzo teppista e denunciano il professore ai Carabinieri o al Tar in caso di bocciatura o di una punizione giudicata eccessiva (gli episodi, avvilenti, sono purtroppo ricorrenti). Beninteso: con i miei figli ho incontrato insegnanti splendidi – appassionati del loro ruolo – prodigarsi tra mille difficoltà; e ne ho incontrati di pessimi (inamovibili), arrabbiati con la vita, svogliati, senza preparazione e senza carica umana, che detestavano gli alunni, con guasti e danni facilmente immaginabili.

Si devono ricostruire le relazioni. Va rinnovata, o irrobustita, l’alleanza educativa tra scuola e famiglia. Papà e mamme si responsabilizzino, imparino a dire dei no; la scuola (certi vetero-sindacalisti si mettano la mano sulla coscienza e inizino a ragionare) accetti che venga valutato il merito di chi sale in cattedra. Se non faremo così, risulteremo condannati a qualcosa di peggio della società liquida descritta da Zygmunt Bauman. Perché – come denuncia Gustavo Zagrebelsky nel suo ultimo libro pubblicato da Einaudi – ci troveremo drammaticamente senza adulti.