Le assurde politiche fiscali per la famiglia
4 Febbraio 2017
Lo sapevo. Nel senso che ero preparato, non è stata una sorpresa. Ma irritazione e indignazione montano lo stesso. Mio figlio primogenito ha iniziato a lavorare, contratto a termine va da sè. Di questi tempi, beninteso, è una fortuna, anche perché è ciò che voleva fare “da grande”. Ma ho dovuto firmare un modulo, in base alla legge, che ho consegnato alla mia azienda dichiarando che il ragazzo (26 anni a breve) non è più fiscalmente “a carico”. Perché guadagna più di 2.840,51 euro: all’anno.
Mi pare una indecenza. Non tanto per le irrisorie detrazioni a cui non avrò più diritto, ma per l’idea bislacca: se un giovane porta a casa, che so, 3.500 euro all’anno, è forse da considerare autonomo dalla famiglia d’origine? Il punto è che l’Italia, tanto per cambiare, è fanalino di coda nel pensare al domani. Abbiamo una piramide demografica rovesciata (nascite al lumicino, sempre più anziani, sistema pensionistico al collasso), grazie anche a un sostegno alla natalità incivile. Nella laica Francia, dove c’è da tempo il quoziente familiare, investono per la maternità qualcosa come il 5% del Pil. Per non parlare del Welfare in Paesi come Uk, Germania, Svezia, Finlandia.
Che fare? Ci sono proposte interessanti come il fattore famiglia del Forum delle associazioni familiari. E il ministro Enrico Costa pare orientato in questa direzione. Bene. Serve dialogo con il fisco, come è stato opportunamente detto commentando Telefisco 2017 del Sole 24 Ore: vale per professionisti e imprese, ma dovrebbe valere ancor più nel caso della famiglia. Va rovesciata culturalmente l’impostazione della politica italiana su questo fronte. Non è una battaglia religiosa (i peggiori iniziatori di questo modus operandi, d’altronde, sono stati proprio i democristiani), ma un impegno civico: la famiglia è un investimento sul futuro, non un costo per lo Stato. Servono interventi organici e non “una tantum”: ma questi ultimi, si sa, sono ben più funzionali al voto di scambio e a creare clientele.