Il Giubileo 2025 e il patto della speranza
1 Ottobre 2024
Il Giubileo 2025 e il patto della speranza
Non amo l’ambaradan che si costruisce intorno a un Anno Santo. Al di là delle rette intenzioni e dalle più autentiche motivazioni di chi crede, c’è un baraccone di inutili orpelli che mi frena dal gioire pienamente per questo evento. Sarà la vicenda storica delle indulgenze e un certo mercimonio che vi ruota intorno. Sarà il disagio per ciò che sta accadendo a Roma – già afflitta da magane storiche e cinghiali assortiti – con i cantieri per i restauri delle opere e i monumenti che verranno messi a nuovo. Invece, qualcosa di nuovo potrebbe arrivare dal Giubileo 2025.
Il Giubileo 2025 e il patto della speranza
Avremo un beneficio economico per l’Italia e la sua capitale? Benissimo. Avremo un vantaggio spirituale? Non lo so, francamente. Lo spero, tuttavia. Perché leggendo la bolla di indizione di Papa Francesco, Spes non confundit, la Speranza non delude, si trovano molti spunti interessanti. Uno, in particolare, si trova al punto 9, dove dice: «La comunità cristiana non può essere seconda a nessuno nel sostenere la necessità di un’alleanza sociale per la speranza, che sia inclusiva e non ideologica, e lavori per un avvenire segnato dal sorriso di tanti bambini e bambine che vengano a riempire le ormai troppe culle vuote in molte parti del mondo. Ma tutti, in realtà, – incalza Bergoglio – hanno bisogno di recuperare la gioia di vivere, perché l’essere umano, creato a immagine e somiglianza di Dio (cfr. Gen 1,26), non può accontentarsi di sopravvivere o vivacchiare, di adeguarsi al presente lasciandosi soddisfare da realtà soltanto materiali. Ciò rinchiude nell’individualismo e corrode la speranza, generando una tristezza che si annida nel cuore, rendendo acidi e insofferenti».
Un’alleanza sociale per la speranza
In prima battuta dovrebbe cambiare Santa Romana Chiesa, migliorando su tanti fronti (sarebbe una bella iniezione di speranza invece che di delusioni).
Se c’è qualcosa che non funziona oggi sono le relazioni: malate, tossiche, digitali nel senso di fredde, anafettive. Se già solo recuperassimo questo terreno, come società, impareremmo a gestire i conflitti, avremmo una coscienza civile differente, sapremmo separare l’ideologia astiosa dai contenuti. Saremmo più fecondi e non solo nel senso procreativo. Basterebbe questo per rendere il 2025 un Anno Santo.