I giovani di Manchester e le piccole botteghe degli orrori ecclesiali
23 Maggio 2017
Siamo tutti sconvolti dall’orrore per quanto avvenuto a Manchester. Uno strazio ancora più grande se si è genitori, perché vedere dei ragazzi e dei bambini strappati alla vita in quel modo, porta subito a pensare ai tuoi figli. Senti questo dolore nella carne e nell’anima, senza nulla togliere – beninteso – alle tragedie a cui ci stiamo abituando nelle varie parti del mondo, con caduti indifesi per mano di terroristi o di violenti armati dall’industria miliardaria della guerra (e non è retorica).
Leggo spesso quanto viene scritto sul sito cattolico conservatore La nuova Bussola Quotidiana, diretto dal mio ex collega Riccardo Cascioli. Quasi sempre non condivido, ma lo prendo come esercizio di democrazia, cercando di capire o di farmi un’idea su alcuni problemi (anche se, seguendo la loro linea di pensiero, io quasi sicuramente non sono né cristiano né cattolico, giusto perché ne siate edotti e consapevoli). Tuttavia ciò che ha scritto su quest’ultimo attentato in Inghilterra l’arcivescovo emerito di Ferrara-Comacchio Luigi Negri (discepolo di don Giussani e di Comunione e liberazione, non certo in sintonia con Papa Francesco) mi ha irritato profondamente: è una lettera scritta ai «poveri figli della società che non riconosce il Male».
Ha un fondamento ragionare sulla mancanza di senso che oggi alberga ovunque, di fronte alla morte come alla vita.
Ma perché dire «figli miei, siete morti così, quasi senza ragioni come avevate vissuto», perché essere così certo che i loro genitori, di fronte ai loro problemi esistenziali, avevano pronta soltanto una bella «seduta psicanalitica»? Bene che preghi per loro, ma perché essere così sicuro e sprezzante nel dire che sono stati messi al mondo con due grandi princìpi, e cioè «che potete fare quello che volete perché ogni vostro desiderio è un diritto» e «l’importanza di avere il maggior numero di beni di consumo»?
Che ne sa sua eccellenza reverendissima di quei genitori e di quei ragazzi?
Che ne sa di quel dolore, di quelle famiglie e dei valori che vivevano? Perché bollarli di una «vita sprecata», per colpa se non loro (bontà sua) degli adulti che li hanno allevati? Forse perché erano a un concerto? Io trovo insopportabile, caro monsignor Negri, questo stile: è fuori dal mondo, violento e irrispettoso. Mi sembra spavaldo, supponente, senza alcuna seria motivazione, se non in un problema di relazione (con se stesso, con gli altri, con la società). Una piccola, meschina e vergognosa bottega degli orrori pastorali, altro che una Chiesa accogliente e in mezzo agli uomini. Se è questo il modello di cristianesimo che i veri, o presunti tali, custodi della autentica tradizione di Santa Romana Chiesa ritengono di dover difendere, ecco, che sparisca pure (e in fretta) tutto questo dal nostro Occidente e dal nostro orizzonte. Libera Nos Domine.
Ps: aggiungo, dopo l’ampia discussione creata da queste mie riflessioni, il link alla lettera aperta che il teologo Andrea Grillo ha postato in merito a quanto scritto da monsignor Negri. La trovate cliccando qui. Riesce a entrare ancora meglio in argomento di quanto non abbia fatto io.