Papa Francesco e la comunicazione come tenerezza
22 Marzo 2020
Ho seguito in diretta l’Angelus di oggi, 22 marzo. È un giorno grigio di questa pandemia del Coronavirus, un tempo sospeso, carico di angoscia, con il futuro che non respira. Sul video del telefonino avevo di fronte un buon parroco del mondo. Che ha lanciato l’idea del Padre Nostro ecumenico e della preghiera di lui solo in piazza San Pietro la prossima settimana.
Un flash mob spirituale in tempo di Coronavirus, per credenti e non credenti di buona volontà.
Ho immaginato mio padre, che a giugno compirà 92 anni, nella sua solitudine; la domenica, come ogni festa, è il giorno più lacerante per chi è anziano, vedovo, senza nessuno con cui parlare. Si è sentito come accarezzato dalle parole di Papa Francesco: abbracciato, rassicurato dalla tenerezza, ecco. Me lo ha confermato poco fa al telefono, sempre uno strazio perché sente poco nonostante le protesi.
È stato meglio dei messaggi urbi et orbi del premier Giuseppe Conte.
Certo, anche Papa Francesco era su Facebook, visto da migliaia di persone. Sì, forse, ci può essere un modo più intelligente di utilizzare questo social da parte delle istituzioni.
Io, in questo periodo, vengo stalkerato: Facebook mi sta bombardando con post sul rischio della prostata, suggerendomi vari medicinali con testimonial signori anziani da varie parti del mondo.
Facebook ha profilato la mia età, d’accordo. Ma auspico che mister Mark Elliot Zuckerberg prima o poi la smetta, che gli ho fatto di male?
Ebbene, a parte questo, l‘Angelus di oggi mi ha fatto venire in mente il tema della tenerezza nella comunicazione di Bergoglio. Ho sulla scrivania l’ultimo numero della rivista “Problemi dell’informazione” edita dal Mulino di Bologna. È un quadrimestrale, non ci avevo fatto caso. Il numero 3/2019 è monografico: “Papa Francesco e i media. Tendenze e interpretazioni”. È un buon strumento di riflessione. Tra i molti saggi, c’è uno scritto di Lucio Adrián Ruiz, segretario del Dicastero vaticano per la Comunicazione: “Tenderness as the key to Pope Francis’ communication”.
La rivoluzione della tenerezza
È una rivoluzione teologica quella che Papa Francesco sostiene: anche nella comunicazione. Per fare capire che c’è un Dio che si “abbassa”, che non punisce, che abbraccia le fragilità di noi uomini e donne. Ed è una rivoluzione – sostiene Ruiz – perché «implica l’inversione della logica del potere che regna nelle nostre società contemporanee, dove le le relazioni sono determinate dall’imposizione del più forte a scapito del più debole».
La tenerezza che mi fa incazzare
La tenerezza è un atteggiamento pulito, trasparente.
Io spero che questo spartiacque del Coronavirus aiuti anche il mondo ecclesiale a cambiare registro della comunicazione.
Affrontando i mal di pancia che l’affliggono. Papa Francesco è un buon parroco del mondo ed è sicuramente un leader internazionale, ma Santa Romana Chiesa è tutt’altro che tenera nella sua comunicazione istituzionale. Al contrario, è spesso falsa, cinica e crudele. E questo mi fa incazzare. Senza parlare dei corvacci tradizionalisti che starnazzano sulle colpe del relativismo e sul terribile Bergoglio che cita Fabio Fazio.
Mi sto occupando da tempo di un caso che mi turba: è una inchiesta, ma non ne ho ancora scritto, lo farò presto. Sto raccogliendo ancora documentazione. Una brutta storia all’ombra dei campanili, un mix di sofferenze, clericalismo, violenze psicologiche, un problema serio che non è però pedofilia: un verminaio nato in seminari e facoltà teologiche non in grado di arginare l’arroganza di certi preti. Un parroco, come tanti altri sacerdoti che ho sentito (rispetterò le fonti, va da sè) mi ha chiesto l’anonimato, il silenzio, la prudenza (“Sa, per non dividere, anche se fa benissimo a parlarne, ma non mi citi”), con timore vero o presunto delle ritorsioni.
Cari, è una ipocrisia, una falsità: Santa Romana Chiesa è già oggi bella e divisa e lo sarà sempre di più se si nutre di curiali omertà e codardia di certi vescovi e monsignori.
Tenerezza, ternura, tendresse, tenderness: il Devoto-Oli la definisce “sentimento o manifestazione di fiduciosa commossa gentilezza nei confronti dell’amato”. La comunicazione dovrebbe essere così: una buona relazione. La Chiesa lo dimentica spesso. Tenerezza è rigoroso e deontologico amore (che è poi rispetto) del lettore, delle persone a cui parli.