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Il Papa, la questione del lavoro e le zanzare triviali

20 Marzo 2017

Che l’occupazione e il lavoro siano questioni centrali e oggi urgentissime è indubbio. Mi ha colpito, ieri, leggere su Il Sole 24 Ore l’articolata riflessione quindicinale di Max Bergami, della Business School dell’Università di Bologna, intitolata «Papa Francesco, il lavoro e la sfida dell’innovazione». Il professore osserva: «Interessante notare come Papa Bergoglio non parli mai di tutela del posto di lavoro, ma si metta dalla parte della difesa del lavoro». Questo perché, spiega l’economista, il processo di “distruzione creativa” è in accelerazione ed è molto più rapido della “costruzione creativa” e dunque le opportunità di blue economy e green economy devono essere ben soppesate. «Questa sfida – conclude Bergami – richiede uno sforzo collettivo, obbliga a una discussione ampia e inclusiva, in quanto solo la società nel suo insieme e i territori nella loro propria specificità possono cercare di reagire all’impatto delle nuove tecnologie che tolgono posti di lavoro». Come dire: ben venga Francesco, al di là di ciò in cui si crede, per i problemi sui quali invita a porre attenzione.

Tutt’altro stile, sullo stesso tema, nella bettola di periferia che – per eccessi, linguaggio triviale e smodato – è diventata ormai e sempre più La zanzara, la trasmissione condotta da Giuseppe Cruciani con David Parenzo su Radio24. Ascoltate, per esempio, la puntata del 16 marzo scorso intitolata «Ora et labora» in cui – oltre a tutto il resto – viene sbeffeggiato Bergoglio perché ha pronunciato il nome «Sky» non all’inglese. Intendiamoci: pronti a dare la vita, come si dice, perché chi la pensa diversamente possa esprimere i propri convincimenti. Insomma, non è una questione religiosa, ma civica: di questi tempi fomentare le gazzarre è da irresponsabili. Specie sul lavoro. Non è giornalismo e non è intrattenimento. Cui prodest?