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L’esercito dei rosari, il protestante Delpini e le bussole impazzite

11 Ottobre 2017

Il Rozaniec do Granic non mi convince. Il rosario dei confini, recitato da migliaia di polacchi lo scorso fine settimana come lunga catena umana di preghiera per riaffermare le radici cristiane dell’Europa, non mi convince. Su Avvenire ha parlato il portavoce della Conferenza episcopale polacca don Pawel Rytel-Andrianik: «È triste che si strumentalizzi un momento di vera fede». Il concetto è: «Non è stata una preghiera “contro”, ma “per”, a favore. Della pace, dell’amata nazione polacca, dell’Europa perché non dimentichi il ricco patrimonio di fede e di umanità imparato alla scuola del Vangelo». [il link all’intervista curata da Luca Geronico cliccando qui].

Sarà. Ma è un cattivo segnale quando le fedi vengono utilizzate come spade.

E questa era anche una iniziativa contro l’islamizzazione, comunque la si giri. Molte persone, sinceramente devote, avranno partecipato con lo spirito giusto. Non so se si può dire lo stesso di tutti i vescovi polacchi e degli organizzatori: nessuna strumentalizzazione, reverendo Rytel-Andrianik..

Che orrore sentir dire “armati di rosari”. 

Non mi piacciono i muri che ha nella testa il presidente Trump (e tanti cafoncelli suoi emuli), dove saltellano raminghi i pochi neuroni che lo abitano; non mi piacciono i muri delle ideologie, tanto meno i muri religiosi. Sono soltanto l’effetto del “timore-tremore” di molti (direi, meglio, del panico di tanti) dovuto alla incapacità di relazione e di confronto con l’altro, con la diversità.

Intendiamoci, non bisogna scivolare nel buonismo a buon mercato e non aiuta farla facile sia sul nodo immigrazione sia sul dialogo con l’islam. Tuttavia, provate a curiosare tra le idee del granitico Riccardo Cascioli, direttore della Nuova Bussola Quotidiana (NBQ), testata online che ci difende dalla secolarizzazione e dal perfido Papa Bergoglio, eretico, apostata e protestante: «Non so chi abbia avuto il privilegio alla messa di ascoltare un prete ricordare che la festa (della Beata Vergine del Rosario, ndr) trae origine dalla battaglia di Lepanto del 7 ottobre 1571 – ammonisce Cascioli – in cui la flotta cristiana sconfisse la flotta turca salvando l’Europa dall’invasione islamica, una vittoria che si deve alla fede di tanti cattolici europei che accompagnarono la flotta con un esercito di rosari». [potete leggere il suo editoriale cliccando qui]

Capite?

Bussole inchiodate e rigide, altroché strumenti per orientarsi. Ieri – sempre nel florilegio garbato della NBQ – l’arcivescovo di Milano Mario Delpini è stato severamente rampognato per la sua “ricetta ambro-luterana”. Lo scrive il professor Tommaso Scandroglio: «Meno messe, più Parola, anzi più parole. Una deriva che è schiettamente di matrice luterana. Nell’indicazione di monsignor Delpini riverbera il portato teologico di Lutero che con quel suo “sola scriptura” assegnava l’opzione preferenziale alla libera interpretazione dei testi sacri (libero esame) a discapito dell’insegnamento del Magistero». Poi, aggiunge il puntuto articolista a proposito dei 500 anni dalla Riforma e di una conferenza ecumenica sul tema, attenzione: «le letture “spirituali” protestanti declamate in una basilica cattolica farebbero il pari della lettura del Mein Kampf in una sinagoga». [trovate cliccando qui tutta la schiumosa arroganza di chi pensa di possedere la verità…].

Non sopporto queste creature supponenti (e sovente deliranti).

D’accordo, saranno quattro gatti ringhiosi amplificati dal Web, ma c’è molta gente che inanella questi pensieri. Io li leggo, stupefatto, anche per vedere fin dove si spingeranno, ma proprio non li capisco. Non condivido nulla. Pronto a dare la vita perché possano esprimersi, sia chiaro, ma ritengo di non avere nulla in comune con costoro.  Mi sono già autodichiarato eretico, per cui non si preoccupino questi inquisitori, gli stessi, peraltro, che si stracciano le vesti per Bergoglio a tavola con i poveri di Bologna dentro San Petronio. Finirò tra le fiamme eterne. Forse, chissà, è proprio lo scisma sommerso di cui parlava Pietro Prini. Ma quanto è avvilente.

Proprio ieri – sarà un caso? – Papa Francesco nella messa mattutina di Santa Marta – meditando il libro di Giona  – ha sottolineato come i «testardi di anima» non capiscono la misericordia del Signore. Perché i «rigidi» non sanno «allargare il cuore» come Dio.