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Una teologia del Coronavirus e il senso vero della catastrofe

25 Marzo 2020

Una teologia del Coronavirus? «Che cos’ha da dire la parola umana su Dio di fronte alla pandemia che da alcune settimane stravolge la nostra vita e la storia del mondo? Dio e Covid-19 sono due termini che possono stare in una stessa frase che non sia di senso negativo?». Se lo domanda Lorenzo Fazzini, vulcanico direttore editoriale della Emi, giornalista, che ha messo a disposizione sul sito dell’Editrice Missionaria Italiana un breve ma puntuto e-book gratuito: «Dio in Quarantena. Una teologia del Coronavirus».

Poco meno di quaranta pagine, una essenziale bibliografia. Fazzini ha messo insieme questi instant pensieri nella sua casa di campagna nel Veronese, dove abita con la moglie e quattro figli. Si vede che per professione legge avidamente. Le domande sono incalzanti, a raffica. Alcune esplicite, altre in filigrana. Quelle che molti di noi si pongono o non riescono a esprimere. Dove diavolo è Dio in questa infezione virale? Perché ci hanno educato a pane e senso di colpa? 

Una teologia del Coronavirus

Vale la pena dedicarsi alla lettura di queste pagine indignate, fors’anche arrabbiate, ma non buie. Utili per noi, e Fazzini cita Vasco Rossi, «generazione di sconvolti, che non hanno più santi né eroi». Prende a nolo il filosofo catalano Rafael Argullol e il suo romanzo distopico «La ragione del male», pubblicato in Italia da Lindau nel 2018. «A un certo punto – osserva Fazzini -, partendo dall’analisi di un quadro raffigurante la vicenda di Orfeo ed Euridice, Victor, il protagonista, commenta così ad Angela, l’altro personaggio chiave: “Guarda, è il momento giusto. Orfeo è in procinto di voltarsi per contemplare Euridice, ma non l’ha ancora fatto. Noi spettatori non possiamo dire se lo farà. La salvezza è ancora possibile“».

Qui c’è il succo: il Coronavirus come passaporto per entrare in una terra diversa.

«È la consapevolezza – sono sempre parole di Lorenzo Fazzini – che può farsi coscienza umana, civile e religiosa, che “la salvezza è ancora possibile”. Perché “dove ha abbondato il peccato ha sovrabbondato la grazia”. Non è retorica, in saldo d’occasione fuori stagione. I fatti del mondo, i gesti delle persone, la bellezza del coraggio, la forza della solidarietà, la generosità tenace, l’eroismo feriale e la carità fino alle lacrime ci stanno dicendo che la salvezza è ancora possibile. Diamole corda. Tocca a noi. La teologia la chiama speranza».

Il boomerang della comunicazione ecclesiale

Ancora una riflessione. Ha ragione Fazzini ad arrabbiarsi per i linguaggi dei social e della comunicazione ecclesiale. Ne fa una questione di metodo: «Non seguo le polemicucce dei patiti da tastiera. Messe sì, messe no, preti salariati versus monaci pensanti, misure drastiche giuste o errate, vescovi igienisti, eucaristie clandestine. Fino alla somma e involontaria bestemmia: “Se l’eucaristia è l’unica cosa che può fermare il virus, perché impedire le messe?”. Come se il credere in Dio incarnato significasse rinunciare alla ragione».

Sottoscrivo. Ma per porre in evidenza un altro aspetto. Parlare o scrivere a vanvera, di questi tempi, può essere un boomerang per il mondo ecclesiale. Ricordate l’uscita di Radio Maria? Bene, guardate qui sotto che cosa sta girando adesso sui social e sul Web. Qual è il messaggio che passa in questo tempo di Coronavirus? Che la Chiesa e i preti sono ben più schifosi di Pornhub, perché attaccati ai soldi. Oscurando completamente tutto ciò che di buono ed eroico viene fatto silenziosamente. Bisognerebbe chiedere i danni alla pia emittente e al suo direttore padre Livio Fanzaga, farli chiudere e destinare il ricavato a opere di bene. Con tutto il rispetto dei radioascoltatori devoti.

Radio Maria e Porn hub

La capacità di cambiare

In ogni caso, stiamo vivendo senza dubbio una catastrofe senza precedenti nel villaggio digitale. Il sostantivo femminile catastrofe, nella sua accezione più comune, è inteso come un evento luttuoso, una conclusione tragica, un disastro di particolarissima gravità, come un terremoto, uno tsunami, una strage per terrorismo. In realtà, etimologicamente, viene dal verbo greco καταστρέϕω (katastréfo) che significa capovolgere.

La catastrofe è dunque anche un capovolgimento, una inversione di marcia.

E può avere una sua positività, se la si sa cogliere appieno. Vale per la teologia, per l’economia, per la finanza, per il lavoro, per la vita quotidiana in famiglia. Ecco, questo piccolo quanto prezioso e-book di Lorenzo Fazzini (anche se in qualche passaggio si compiace troppo del parlar forbito) può essere utile anche per capire che dobbiamo compiere un balzo in avanti. Che è un passo di speranza:

andrà tutto bene dopo la pandemia, sì, ma se sapremo cambiare nella sostanza.

Per richiedere o scaricare l’e-book della Emi potete cliccare qui.