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Solo 25 Ore, ma ho imparato molto di economia (e non solo)

3 Marzo 2020

Solo 25 Ore. Gioco sul termine, me lo permetto per i trascorsi giornalistici. Ho concluso poche settimane fa un corso di “Comunicazione economica e finanziaria”, modulo di 25 ore con gli studenti della triennale in Design della comunicazione allo Ied di Torino. Esami compresi, con voto sul libretto. Solo 25 Ore all’Istituto europeo di Design: una esperienza inattesa, debbo gratitudine per la fiducia alla direzione didattica. Ho avuto di fronte un gruppo di giovani motivato. Se troveranno lavoro, come mi auguro, si occuperanno di relazioni esterne, di marketing, di digitale.

Solo 25 Ore

Solo 25 Ore. Ho imparato anche io. Intanto, perché ho riordinato le idee, dopo anni troppo di corsa. Ho messo insieme elementi teorici e di scenario. Ho cercato di prepararmi al meglio, slide, bibliografia, testi di riferimento. E poi simulazioni, confronto. E la sfida di dire loro di «essere curiosi come gatti». Leggete, ascoltate, fiutate. Non si può abitare il villaggio globale se non si sa quello che succede. Che cosa avete capito del pasticcio dell’Ilva? E della manovra? Spread e altre diavolerie, toccano la nostra vita? E Bob Kennedy, quello del discorso sul Pil, chi era?

Un po’ di stupore, un po’ di curiosità. I ragazzi sanno dare, se pretendi. Nulla di particolare, una buona alchimia. Potevano essere miei figli, non solo perché in maggioranza donne. Penso sia scattato un buon rapporto. Sguardi incrociati, per me l’imbarazzo di sentirsi chiamare prof, storie diverse che si incrociano. E poi il desiderio di capirli, d’intuire se dicevo cose sensate. In questo, peraltro, ho molto da imparare proprio da mio figlio Alessandro, che coraggiosamente ha scelto – perché ne ha i talenti – di insegnare al liceo.

Borsa, mister Deaton e l’economia civile

Cosicché, alle nozioni più tecniche – financial p.r., comunicazione esterna, comunicazione obbligatoria, funzioni aziendali, il rapporto con gli stakeholder, fake news ed etica – ho affiancato ragionamenti di più ampio respiro. C’è chi alla prova finale ha portato come testo a scelta «La grande fuga» del Nobel Angus Deaton, oppure i libri di Stefano Zamagni, Luigino Bruni e Leonardo Becchetti sulla economia civile. Abbiamo parlato di imprenditori, di impact economy, di crescita e decrescita, frugando fra i dati dell’Istat per imparare a interpretarli. Ho invitato l’équipe della Comunicazione di Telt, la società che sta costruendo il nuovo tunnel Lione-Torino, per capire come hanno gestito i momenti più difficili della battaglia sì Tav-no Tav e ragionare un po’ sui numeri delle infrastrutture.

Avrei voluto fare di più, ma erano Solo 25 Ore. Ne ero già convinto, ma ho capito meglio che se non s’investe sulle nuove generazioni non ne usciremo proprio mai. Bisogna farsi capire, convincere, entusiasmare. Non ho alcun titolo per parlare di scuola e università, salvo il fatto che le ho frequentate illo tempore e poi mi ci sono ritrovato come genitore. E so bene che adesso – almeno negli anni dell’obbligo, ma talvolta anche in facoltà – i problemi più grossi vengono da padri e madri, spesso fragili, inadeguati, supponenti. Un guaio notevole per il futuro prossimo.

Solo 25 Ore, ma ho imparato molto

Solo 25 Ore: se continuo, potrebbe diventare il titolo del corso, chissà se è una buona idea. Intanto, i “miei” studenti hanno superato bene l’esame (era solo orale e non ho fatto lo stronzo, almeno credo). Stanno lavorando alla tesi (collettiva, un bel progetto per conto di una azienda coinvolta dallo Ied).

In questi giorni non si entra nelle aule per il Coronavirus, ma passerà.

In bocca al lupo, ragazzi, e buona strada. Leggete, ascoltate, fiutate. Curiosi come gatti.