Con la famiglia fuori dai radar non si va avanti
29 Settembre 2017
Si è conclusa a Roma la Conferenza nazionale sulla famiglia. Desaparecida sui principali media; più sotto la lente per le polemiche sull’esclusione delle famiglie arcobaleno; richiamata dopo l’apprezzato intervento del presidente del Consiglio Paolo Gentiloni sulle misure anti-povertà. L’associazionismo familiare è guardingo e deluso: bene le affermazioni di principio, ma i fatti quali saranno?
Annoto due elementi, temo molto realistici. Primo pensiero. Dal dopoguerra a oggi si è fatto poco o nulla in maniera sistematica per la famiglia, se non interventi spot, mentre servirebbero misure innovative e di sistema, dal punto di vista fiscale e di sostegno economico. Con il trend della denatalità in corso, dove pensiamo di arrivare se teniamo la famiglia fuori dai radar? Come riteniamo di sostenere la crescita dell’Italia? Certo, va contrastata la povertà, ci mancherebbe ancora, ma non si tratta soltanto di questo. E allora? Storica responsabilità democristiana, sicuramente, ma anche miopia grave di tutti i decisori pubblici, nessuno escluso, comprese le più recenti sigle.
Secondo pensiero. Mi chiedo come il Pd – che vuole ricandidarsi alla guida del Paese – possa pensare di mantenere certe promesse (le ha inanellate il segretario Matteo Renzi) se al suo interno ha posizioni così antitetiche sul tema. Penso, per esempio, a ciò che esprime il senatore Sergio Lo Giudice, ribadito pochi giorni fa nel blog che cura sull’Huffington Post: «L’inutile conferenza sulla famiglia». Idee rispettabilissime, beninteso, su cui si può essere o meno d’accordo, ma che credo non abbiamo nulla a che fare con quelle di un altro senatore del Pd, il piemontese Stefano Lepri, che tanto si è impegnato per un Ddl che inizi a dare una parvenza di sistema agli interventi nei confronti della famiglia (ne avevo scritto in giugno, ritrovate il post cliccando qui). È inutile, nel nostro Belpaese dell’incontrario, scattano subito le dighe ideologiche: «sostenere la famiglia è da cattolici»; «parlare di “famiglie” significa dare corda alle lobbies Lgbt». Balle. Purtroppo grandi balle.
L’avrò scritto mille volte. Andiamo a fare un giro nella laicissima Francia e capiremo che il sostegno alla famiglia non significa elargire favori a questo o a quel pensiero, ma semplicemente fare del bene al futuro di una nazione. Possibile che proprio non ci arriviamo? In più siamo in campagna elettorale permanente… Ed è un guaio enorme. Un vero peccato.
Gigi De Palo, presidente del Forum delle associazioni familiari, non nasconde il disappunto: «La cosa strana che emerge è una sola: siamo tutti d’accordo – spiega -. Tutti ritengono la famiglia una risorsa insostituibile per il Paese, tutti sono convinti che il problema del crollo della natalità non sia più procrastinabile, tutti sono convinti che vada trovata una riforma fiscale che metta al centro le famiglie. Anche il governo, a parole, lo ha più volte ripetuto in questi giorni. Siamo profondamente rattristati dal fatto che c’è sempre qualcosa che viene prima della famiglia. I soldi si trovano sempre per salvare le banche, così come si sono trovati 10 miliardi per il bonus degli 80 euro elargito a prescindere dai carichi familiari, ma non si riesce mai a trovare le risorse per permettere agli italiani di vivere e non sopravvivere se mettono al mondo un figlio. Come possiamo credere a chi ci promette riforme strutturali nella prossima legislatura se non è in grado di dare un segnale già nella prossima legge di stabilità?».