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L’esperienza di «Retrouvaille» per tentare di ricucire le crisi di coppia

24 Aprile 2016

In «Voce del verbo Amore», pellicola forse un po’ banale del 2007 con Stefania Rocca e Giorgio Pasotti, una coppia di oggi – padre e madre di due figli ancora piccoli – si separa per poi ritrovarsi. Lieto fine da commedia. La settima arte più volte si è cimentata nel raccontare la difficoltà delle relazioni, spesso acuite dalla frenesia di questi nostri tempi e dalla perversa logica commerciale dell’usa, getta, cambia. La realtà, come sempre peraltro, è un’altra, ma comunque carica di sofferenze taglienti, che quasi sempre si riverberano – ahinoi – proprio sui più piccoli. D’altronde, da «Kramer contro Kramer» a «Mrs. Doubtfire» al  più recente «Nessuno si salva da solo», c’è una ricca filmografia a raccontarcelo con tonalità diverse di drammaticità. Ma il succo è lo stesso: amaro e con conseguenze, anche se – talvolta, va detto con sincerità – il taglio secco è inevitabile e magari anche benefico.

Mi ha colpito trovarmi sulla scrivania del giornale una piccola pubblicazione «Scelgo ancora te. Ritrovarsi dopo la crisi di coppia» (Edizioni San Paolo, pagine 128, euro 16) in cui nove coppie raccontano in prima persona la loro vicenda personale. L’iniziativa è di «Retrouvaille», movimento nato in Canada nel 1977 e approdato in Italia nel 2001. Diffuso in più Paesi del mondo, è un programma di orientamento cattolico, ma aperto a tutte le coppie religiose o sposate civilmente o conviventi con figli, che soffrono gravi problemi di relazione, di tradimento, in procinto di separarsi o già separate, ma che intendano provare a ricostruire la loro relazione.

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Un buon atteggiamento, senza steccati, che sta nello spirito della Amoris laetitia di Papa Bergoglio. Il programma, che viene condotto e guidato da coppie “risorte dopo la crisi”, si autodefinisce «un salvagente per matrimoni in difficoltà». Non è una bacchetta magica, perché non tutti coloro che lo seguono riescono a risolvere la situazione, ma moltissimi sì. Perché si può. Lo testimoniano, per esempio, Edoardo e Marta, Matilde e Aldo, Bruno ed Elsa, Giovanni e Laura.

«Questo libro nasce perché avvertiamo il dovere di raccontare ciò che abbiamo visto e ascoltato in questi anni: ogni storia d’amore può essere recuperata. L’amore, anche quando sembra ormai finito, può risorgere e rilanciarsi e, se si vuole, evitare di morire», scrivono Giulia e Simone Fatai con don Maurizio Del Bue responsabili di Retrouvaille Italia.

Un weekend residenziale, dodici incontri post-weekend, per provare a recuperare il dialogo, ascoltando le vicende e il racconto di chi è passato da quella dolorosa esperienza e accetta di “mettersi a nudo” di fronte a chi non conosce: per dare una speranza, una possibilità di essere di nuovo coppia e non due single che si sopportano vivendo accanto per inerzia. Pezzi intensi di vita e, in fondo, anche una preziosa testimonianza civica contro la superficialità imperante. Hanno ragione i Fatai e Del Bue a dire che si tratta di «storie sacre». Perché «sono storie di risurrezione, di rinascita, storie di chi non ha voluto arrendersi e ha continuato a scegliersi. Storie nuove, non quelle di prima con qualche toppa messa sopra». Storie da leggere.