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L’inutile fardello, il capitano e la porchetta

4 Giugno 2019

L’inutile fardello. Da giorni stavo cercando una chiave. Un termine, una frase che potesse rivelare il mio disagio di fronte a ciò che sta accadendo in Santa Romana Chiesa. Pedofilia, martellanti accuse di eresia a Papa Bergoglio, liste di proscrizione su chi non rispetta la tradizione (ci sono, ci sono, così si preparano già le purghe nel caso cambiasse il vento). E poi: la penosa ostensione di rosari e cuore immacolato di Maria da parte di Matteo Salvini che viene difesa con vigore sul Corriere della sera dall’ex prefetto dell’ex Sant’Uffizio, l’inquietante cardinale Gerhard Müller.

L’inutile fardello: Salvini e la porchetta

L’inutile fardello. C’è un verminaio particolarmente attivo nella Chiesa. Lo è da secoli, intendiamoci. E si è sempre riprodotto. Adesso, ogni giorno ce n’è una. Ed è un attacco programmato, con una regia evidente, acuita dal livore dei social, nei confronti di Papa Francesco. Tuttavia – proprio per questo – trovo più preoccupante la felpata prudenza di tanti vescovi, monsignori e laici. Meglio non intervenire, meglio non interferire, meglio far finta di non avere letto il cardinale Müller, meglio non fare polemiche. Sopire, nascondere, ossequiare. Ci sono parroci che dosano le citazioni dell’uomo “venuto quasi dalla fine del mondo” durante l’omelia per non rischiare la processione al termine della messa di bravi benpensanti: «Sì, d’accordo, reverendo, però Salvini in fondo non ha tutti i torti, Bergoglio è un estremista, chi difende ormai le nostre radici cristiane?».

La pasta velenosa del capitano attecchisce. La scorsa settimana il responsabile laico di un servizio ecclesiale del centro Italia mi ha detto: «Salvini dice cose vere, si farà ancora come leader, abbiamo bisogno di politici che ci prendano in carico, qui non c’è più nessuno che lo fa per i cattolici. E poi l’ex segretario della Cei Nunzio Galantino ha esagerato» (su Galantino da Cerignola ha ragione, credo abbia provocato danni ingenti; ricordo, e mi basta, quando in redazione al Sole 24 Ore arrivavano le sue orrende e illeggibili “brododendre” ed eravamo costretti a pubblicarle nel fine settimana, ma è un altro discorso, ndr). C’è di peggio, però. Un giovane signore, domenica a pranzo, mi ha spiegato che stava mangiando molto volentieri la porchetta anche come “atto religioso” contro ebrei e musulmani. Ma dove stiamo arrivando? A quale punto ci fermeremo?

L’inutile fardello: un volumetto di Ortensio da Spinetoli

Ortensio da Spinetoli«L’inutile fardello» è invece il titolo di un volumetto che mi è tornato tra mano mentre riordinavo la libreria (Chiarelettere, 2017, pagine 90, euro 10). L’ha scritto Ortensio da Spinetoli (il signore con i baffi bianchi che vedete sopra) ed è stato pubblicato postumo. Un teologo controcorrente, mancato nel 2015 a novant’anni. Cappuccino, studi internazionali, insegnamento all’Antonianum, è finito presto nel mirino del Sant’Uffizio. È stato rimosso dall’insegnamento e marginalizzato. L’ultima parte della sua vita, dedicata agli studi, si è svolta nella Recanati di Leopardi.

L’inutile fardello è rappresentato da tutti quei concetti teologici – come la “mistica del patire” o il “peccato originale” – che per secoli sono diventati gli orpelli opprimenti con cui si sono alimentati sensi di colpa, moralismi, morbosità. «Il relativismo, la precarietà, la provvisorietà – scrive Ortensio da Spinetoli – non indicano indifferentismo religioso, nichilismo o ateismo, ma costruiscono l’unico atteggiamento spirituale e culturale legittimo in un mondo diventato pluridimensionale e multietnico, in cui la verità si è fatta più lontana perché la realtà si è fatta più vicina e si rivela agli scienziati, ai filosofi e quindi anche (perché no?) ai teologi, più complessa e mobile (evolutiva) di quanto si fosse mai pensato fino a ora».

L’inutile fardello: è un volumetto da leggere e da capire. S’intuisce, da queste pagine, perché esistono cristiani che ti fanno respirare, che in Italia e nel mondo usano un altro metro, forse molto più evangelico. Che non parlano di rosari, di confini, di colpe, di baluardi da difendere. Perché la vera e peggiore bestemmia, oggi, è non essere pienamente umani.

Ecco. Forse, non sono più cattolico. Oppure, forse, lo sono in modo totalmente diverso da prima.