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Europa e amicizia tra islam e cristianesimo. Un incontro possibile?

2 Maggio 2017

Il priore della Comunità ecumenica di Taizé, in Francia, frère Alois, ha rilasciato oggi una intervista pubblicata dal sito Vatican Insider. «L’Europa riscopra la dimensione dell’amicizia», dice il religioso a Cristina Uguccioni parlando del fine settimana tra giovani cristiani e musulmani (dai 18 ai 35 anni) che verrà ospitato dal 5 all’8 maggio prossimi dai fratelli che seguono l’esempio del fondatore, Roger Schutz. «Non pochi ragazzi musulmani, da diversi anni – spiega il priore – , vengono a Taizé insieme ad amici cristiani o con le scolaresche. Inoltre ospitiamo un gruppo di rifugiati: non solo due famiglie cristiane dell’Iraq, ma anche una di fede islamica proveniente dalla Siria e una ventina di giovani anch’essi musulmani giunti dal Sudan, dall’Eritrea e dall’Afghanistan. Ci siamo resi conto che era tempo di organizzare un incontro specifico, strutturato, che li coinvolgesse. È la prima iniziativa di questo genere che progettiamo».

Papa Francesco e l’Imam Al-Azhar

L’iniziativa è molto interessante e viene in evidenza giorni dopo la visita storica di Papa Bergoglio in Egitto, su cui si sono spesi fiumi di parole, ma dove – come sempre – contano più i gesti. Ho avuto la fortuna di poter contare anche su un contributo di frère Alois per il volume «Francesco e noi». Ha preso il testimone da frère Roger, assassinato da uno squilibrato nell’agosto 2005. Il suo intervento su Bergoglio è intitolato «La misericordia non è una debolezza». È urgente – argomenta frère Alois – «impegnarci in nuove solidarietà mentre, su tutta la terra, nuovi disagi – migratori, ecologici, sociali – interpellano credenti delle diverse religioni e non credenti e che la violenza armata fa terribili devastazioni in nome d’ideologie inumane».

L’incontro è possibile? È possibile. Se diventa amicizia, se è rispettoso, se non impone di negare storia o identità, ma viene declinato nel presente per gettare semi di futuro.

«Vorrei esprimere ancora la mia riconoscenza per quanto il papa scrive a proposito della famiglia in quella magnifica esortazione che è Amoris laetitia – incalza ancora frère Alois nel suo scritto contenuto in «Francesco e noi» -. Il Papa sottolinea che l’ideale evangelico della famiglia è fondato su un amore coniugale per sempre. Leggendo la Parola di Dio, si vede che la fedeltà nel matrimonio è una delle immense esigenze del Cristo, essa può sorprendere e sconcertare quanto il suo invito ad amare i nemici o a vendere tutto ciò che si ha per seguirlo. Ma la sua esigenza non è un fardello pesante che mette sulle spalle altrui, essa esprime tutta la bellezza e tutta la fecondità di una vita vissuta al suo seguito. E, mentre formula l’esigenza, Cristo manifesta anche un amore profondo per quelli che non pervengono a rispondervi fino in fondo, per i peccatori che siamo tutti. Lì sta la specificità del messaggio evangelico. Il papa testimonia questa specificità e contribuisce attraverso essa a cambiare l’immagine della Chiesa che hanno certi nostri contemporanei. Per secoli, la visione di Dio come giudice severo ha devastato la coscienza di molti ed è diventata un ostacolo alla fede. Anche oggi, a torto o a ragione, la Chiesa è troppo spesso considerata come la guardiana di una norma di perfezione, mettendo davanti una morale irraggiungibile, un ideale inaccessibile che fa paura e quindi si guarda altrove».